LA CENGIA DELLE INTORTE

 

E' un percorso mitico a cui anelano molti escursionisti; la sua fama è ben meritata sia per la severità del percorso che per la bellezza degli ambienti. La relazione che segue permette la traversata da Erto alla val Cimoliana (casera Pian Fontana) e si realizza in due giorni; il primo giorno ci si porta al bivacco Baroni partendo dal parcheggio in val Zemola dove di solito si lascia l'auto per salire al rifugio Maniago; preposizionare una seconda auto in località casera Pian Fontana in val Cimoliana. L'avvicinamento al Baroni passa per il rifugio Maniago, la forcella della Spalla e vanno calcolate circa 4 ore di cammino.

Il Duranno dal Baroni.

Il Baroni è scarsamente frequentato e quindi in discrete condizioni; l'acqua si trova 100 metri dalle tabelle alle spalle del bivacco, lungo il sentiero 399. Noi ci abbiamo trovato una coppietta di Padova, saliti da Macchietto, che avevano portato su il vino!

Il secondo giorno dal bivacco si prende il 399 diretto in forca dei Frati, scavalcando subito il costone che divide la zona del bivacco dalla val dei Frati con 20 minuti di salita e portandosi in quest'ultima.

Giunti in val dei Frati presso un roccione con grosso segnale si abbandona il 399 e si discende per ghiaie il vallone tenendosi poi nell'alveo del canalone principale. Si scende lungamente fino a poco prima che la valle pieghi a sinistra (ovest): a destra si vede la cascata che scende dalla val dei Preti. Si risale un breve canale di ghiaie verso destra quello subito prima del canalone dove piscia la cascata e che pare originare direttamente da pareti rocciose (tra i due canali verdi dossi ricoperti di mughi con macchie di prati). Giunti sotto le pareti si piega a sinistra (nord) tra le rocce e la mugheta dove si trova una traccia di animali che conduce alla base di una rampa (ometto, mughi tagliati). Su per la rampa si entra in un canale roccioso dove improvvisamente ogni traccia scompare; su direttamente per il canale 20 metri fino che a destra si nota di nuovo la pista che va a scavalcare un costone. Seguendo attentamente il sentiero tra i mughi (dare fede ai tagli) si raggiunge l'orlo della val dei Preti.

Attraversamento della Val dei Preti.

L'altra sponda del canalone porta una fitta mugheta che è delimitata, in direzione del canalone di Collalto (nord), da un costone con una forcelletta con chiazza erbosa più o meno all'altezza di dove si sta osservando: bisogna puntare a questa forcelletta. Siccome la traccia tagliata tra i mughi è stata ringoiata dalla vegetazione si prosegue in questo modo: si attraversa la val dei Preti tra i grandi massi dove c'è una breve cascata e salita l'altra sponda fin dove i mughi sotto le rocce sono più radi si comincia a traversare (qualche traccia di animali) mirando alla forcelletta, passando poco sotto all'ammasso di rocce rotte che sta subito a monte di questa (qualche baruffa coi mughi). Dalla forcelletta si sale il costone per pochi metri e poi si ricomincia a traversare su terreno esposto e instabile (tracce) fino ad imboccare una cengia sabbiosa che in leggera discesa porta nell'alveo del canalone che scende dalla forcella di Collalto.

Immagini del canalone e dal canalone verso la Val dei Frati.

Il canalone presenta un'unica difficoltà nel tratto terminale dove due salti con acqua consecutivi (il secondo molto alto e strapiombante) si affrontano in questo modo: si sale un metro e mezzo il primo salto lungo una spaccatura e quando si hanno i piedi in una nicchia ci si volta e si traversa 3 metri lungo una poco pronunciata cengetta (sul lato sinistro del canalone; destro orografico), poi a destra per rocce rotte si sale 3 metri obliquando a destra montando su una cengia che permette di salire oltre il secondo salto (esposto, roccia inguardabile, non banale).

Passaggio delicato.

Dalla forcella di Collalto si vede la Cengia delle Intorte che appare come una ripida rampa ghiaiosa giallastra che sfocia in alto su una chiazza di mughi; essa incide le pareti di destra che delimitano l'ampio ventaglio di ghiaie che scende a Nord originando in forcella di Collalto e per raggiungerne l'attacco bisogna scendere queste ghiaie, tenendosi a destra ma non subito, per circa 160 metri di dislivello.

All'attacco della cengia delle intorte e verso il suo termine.

Si sale per la cengia, facile e divertente fino a che è interrotta; qui c'è un cordino su un masso che permette una calata sul canalino sottostante (13 metri circa; portare uno spezzone di corda da 25/30 metri per la doppia). Poi per mughi si esce in vista del cadin di Gea su una forcella che ha, più in basso, verso il cadin, un enorme larice a guisa di sentinella.

Il Cadin di Gea e a destra la forcella di Collalto; lo sperone verde sulla destra è dove esce la cengia delle intorte.

Da qui, guardando verso Nord Est (vedi foto qui sopra) si nota una evidente forcella erbosa e col binocolo si può scoprire la traccia che vi accede dal cadin di Gea. Si scende allora nel cadin senza perdere molta quota e si attraversano i verdi della riva opposta in direzione dell'imbocco della traccia individuata col binocolo.

Le torri di Gea dalla forcella erbosa.

Raggiunta la forcella erbosa si nota, evidentissimo il sentiero che scende e poi risale alla Porta Ovest di Gea dalla quale si cala verso casera del Cavalletto o si traversa verso la forcella del Frassin. Per farla più breve si prende la traccia di camosci nella parte alta e destra della forcella erbosa fino a che a destra appare una canalone bloccato da massi; si tira dritti per roccette e verdi a raggiungere la cresta e poi per prati la vicinissima forcella del Frassin.

Dalla forca del Frassin lo stretto intaglio della porta est di Gea da dove siamo usciti

Ci vogliono ancora 2 ore e mezza 3 per scendere in casera Pian Fontana. Ore 12 in totale, comprese le soste.